domenica 2 dicembre 2012

L'ozio nei bambini - Modello Educativo


Se tutte le esperienze dei bambini devono seguire esclusivamente la programmazione scolastica, i corsi, gli sport e i compiti, allora, divenuti adulti, non riusciranno mai a riconoscere l’importanza e la bellezza dell’imprevisto, del  silenzio, della pace, della contemplazione. Se continuiamo a riempire le loro giornate soltanto con attività “interessanti” ed ”altamente educative”, impediremo loro, sin dall’inizio, lo sbocciare autonomo del libero fantasticare, che fiorisce nei momenti di ozio.


I bambini non si annoiano mai, proprio perché hanno quella particolare abilità creativa di rendere meraviglioso anche un qualunque istante trascorso in solitudine. Invece di boicottare questa loro magica ed innata attitudine dovremmo, quindi, incoraggiarla e nutrirla garantendo il sacrosanto diritto all’ozio di ogni bambino.

Dovremmo osservarli con molta più cura e attenzione, cercando di percepire quell’atmosfera ludica e vagamente oziosa con la quale riescono a condire ogni loro attività. I tempi dei bambini, infatti, non tengono conto degli impegni, delle scadenze, delle folli necessità che caratterizzano il mondo degli adulti.

I bambini e le bambine hanno diritto all’ozio. Hanno diritto a sporcarsi senza paura giocando con la terra, con i rametti, con i sassi e l’erba. Hanno diritto al selvaggio, a correre nei prati, ad arrampicarsi sugli alberi e a sdraiarsi oziando tra le foglie secche che crocchiano allegre. Hanno diritto al silenzio, a vivere in una città dove la frenesia degli adulti renda comunque possibile ascoltare rumori e suoni quasi dimenticati: il canto delle foglie nel vento, le ritmate melodie degli uccelli, il gorgogliare borbottante di una fontanella. Hanno diritto a bighellonare per strade e cortili che non dovrebbero essere studiati soltanto per contenere, ma anche e soprattutto per essere vissuti da tutti i cittadini senza i rischi di oggi.

In realtà, non dovremmo mai dimenticare che una città a “misura di bambino” è una città più vivibile, più civile, più riposante e tollerante.
(rif.  “Otto Tesi”, 5.4)