L'ozio nei bambini - Modello Educativo
Se tutte le esperienze dei bambini devono seguire esclusivamente la
programmazione scolastica, i corsi, gli sport e i compiti, allora,
divenuti adulti, non riusciranno mai a riconoscere l’importanza e la
bellezza dell’imprevisto, del silenzio, della pace, della
contemplazione. Se continuiamo a riempire le loro giornate soltanto con
attività “interessanti” ed ”altamente educative”, impediremo loro, sin
dall’inizio, lo sbocciare autonomo del libero fantasticare, che fiorisce
nei momenti di ozio.
I bambini non si annoiano mai, proprio perché hanno quella
particolare abilità creativa di rendere meraviglioso anche un qualunque
istante trascorso in solitudine. Invece di boicottare questa loro magica
ed innata attitudine dovremmo, quindi, incoraggiarla e nutrirla
garantendo il sacrosanto diritto all’ozio di ogni bambino.
Dovremmo osservarli con molta più cura e attenzione, cercando di
percepire quell’atmosfera ludica e vagamente oziosa con la quale
riescono a condire ogni loro attività. I tempi dei bambini, infatti, non
tengono conto degli impegni, delle scadenze, delle folli necessità che
caratterizzano il mondo degli adulti.
I bambini e le bambine hanno diritto all’ozio. Hanno diritto a
sporcarsi senza paura giocando con la terra, con i rametti, con i sassi e
l’erba. Hanno diritto al selvaggio, a correre nei prati, ad
arrampicarsi sugli alberi e a sdraiarsi oziando tra le foglie secche che
crocchiano allegre. Hanno diritto al silenzio, a vivere in una città
dove la frenesia degli adulti renda comunque possibile ascoltare rumori e
suoni quasi dimenticati: il canto delle foglie nel vento, le ritmate
melodie degli uccelli, il gorgogliare borbottante di una fontanella.
Hanno diritto a bighellonare per strade e cortili che non dovrebbero
essere studiati soltanto per contenere, ma anche e soprattutto per
essere vissuti da tutti i cittadini senza i rischi di oggi.
In realtà, non dovremmo mai dimenticare che una città a “misura di
bambino” è una città più vivibile, più civile, più riposante e
tollerante.
(rif. “Otto Tesi”, 5.4)